Oggi la Turchia sta vivendo un momento tremendamente difficile, tutto il sudest del Paese è colpito da distruzioni a causa di una serie di terremoti di straordinaria intensità. Crolli sono avvenuti in un raggio di 400 km, colpendo le grandi città di Gaziantep, Kahramanmaraş, Antiochia, Malatya, Adiyaman, Adana, Urfa. Il numero di morti è imprecisato, milioni di persone si trovano senza casa e senza aiuti, molti paesi sono irraggiungibili e le condizioni climatiche di freddo estremo peggiorano la situazione. C’è forte bisogno di solidarietà ed aiuti internazionali.
Il nostro dolore in questo momento è enorme, abbiamo tanti amici e conoscenti da quelle parti, in molte zone i soccorsi non sono mai arrivati, purtroppo abbiamo avuto notizia che persone a noi molto vicine non ce l’hanno fatta. Ci stiamo facendo forza ma è veramente difficile.
In questo articolo vogliamo condividere le immagini che abbiamo scattato durante i nostri viaggi in quelle zone, l’ultimo dei quali lo scorso settembre per creare un itinerario che avrebbe dovuto partire la prossima estate. Posti di straordinaria bellezza e di cultura millenaria, posti sfortunati per via della geografia e di complicati trascorsi storici, posti centro della spiritualità e probabilmente centro della storia umana.
Moltissime persone ci stanno chiedendo come si può aiutare la Turchia dall’Italia, vi ringraziamo tantissimo per la vostra sincera solidarietà, ne abbiamo bisogno. Cercheremo di darvi complete informazioni al riguardo.
Per prima cosa vogliamo rivolgerci a chi aveva organizzato o pensava di organizzare un viaggio di piacere a Istanbul o in Cappadocia e che adesso sta pensando se partire oppure no. Certamente si può capire lo stato d’animo di chi partiva per divertirsi ed arriva in un paese in pieno lutto a seguito di una immane tragedia. È comprensibile ed umano avere dei dubbi e chi non si sentirà di partire giustamente non partirà.
Molte persone però ci chiedono se a Istanbul o in Cappadocia ci sono problemi relativi al terremoto, occorre quindi precisare che la distanza in linea d’aria fra Istanbul e l’epicentro è di 900 km, la stessa distanza che c’è fra Milano e Tunisi, quindi evidentemente a Istanbul e in Cappadocia non c’è nessun tipo di problema legato al terremoto.
La Turchia in realtà ha estremo bisogno di solidarietà in questo momento ed il turismo è una fonte preziosa di aiuto anche economico, sarebbe un ulteriore danno per il paese perdere anche questo.
Istanbul è una città di 20 milioni di abitanti, una percentuale molto alta di questi sono proprio persone, giovani o meno giovani, emigrate negli anni dalle zone del sudest colpite adesso dal terremoto, storicamente le più povere della Turchia. Molti di loro lavorano negli hotel, nei ristoranti, nelle tantissime attività legate al turismo, che attualmente è l’unico settore in grado di tenere a galla un Paese che era già in grave crisi economica. Togliere alla Turchia in questo momento anche gli introiti ed i posti di lavoro legati al turismo sarebbe veramente il colpo di grazia.
Visitare Istanbul in questo periodo può essere un’occasione per avvicinarsi a questo Paese con occhi diversi, con più empatia, entrando più a contatto con la popolazione, facendo domande, magari aiutando di persona se si vuole, osservando la forza, l’accoglienza e la grande dignità del popolo turco.
Detto questo, passiamo alla questione aiuti.
In questo momento tutti vorrebbero aiutare ma bisogna capire come, senza disperdere le forze e le energie, a volte non basta la buona volontà. Vediamo sorgere molte iniziative private e spontanee di raccolta fondi, sicuramente dettate da buona fede, ma sinceramente non crediamo che siano la migliore maniera di aiutare. Per esempio seguivamo su Instagram una spedizione piena di aiuti partita con varie macchine da Istanbul, arrivati nei pressi della zona terremotata sono rimasti bloccati di notte al freddo perché i distributori della zona non hanno più benzina, adesso quindi loro stessi hanno bisogno di aiuto.
Ci sono tante organizzazioni non governative, e anche tante organizzazioni internazionali, ma anche qui poi è facile perdere il controllo dei fondi e delle reali iniziative. Anche le raccolte di beni di prima necessità, vestiti usati e cose del genere corrono il rischio di essere inutili, molte spedizioni sono state respinte alla frontiera, ci sono importanti problemi legati ai controlli, e si rischia di inviare “troppo” di qualcosa e “niente” di qualcos’altro che invece servirebbe.
E’ sicuramente meglio inviare un aiuto economico ed inviarlo ad associazioni turche, poichè le organizzazioni che si occupano dei soccorsi in prima linea sanno esattamente di cosa c’è bisogno.
Noi abbiamo deciso di dare il nostro supporto a due organizzazioni in particolare, che seguiamo da tempo e che in Turchia si sono imposte come simbolo di serietà e organizzazione, tanto che infatti fra ieri e oggi le più grandi donazioni da parte di uomini di spettacolo, attori, calciatori, grandi imprenditori, sono state fatte a favore di queste organizzazioni.
La prima si chiama Ahbap, attraverso i loro canali social ed in particolare il canale del suo fondatore Haluk Levent (seguito su twitter da più di 7 milioni di persone), fanno vedere in tempo reale la situazione degli aiuti.
La seconda si chiama Akut, organizzazione fondata nel 1995 e specializzata proprio in operazioni di ricerca e salvataggio durante le calamità naturali.
Cliccando sui nomi delle due organizzazioni sarete indirizzati direttamente alle loro pagine delle donazioni, con indicazioni semplici per effettuare bonifici o donare con carta di credito.
Grazie a tutti per la vostra vicinanza e grazie se vorrete condividere questo articolo.
Il mese scorso sono venuti a trovarci due cari amici, Anna Rita e Filippo. Ci siamo conosciuti nel lontano 2012 qui ad Istanbul, dieci anni fa noi eravamo agli inizi della nostra avventura, avevamo da poco aperto l’agenzia, Anna Rita e Filippo tornavano per la prima volta a Istanbul dopo molto tempo ed in quell’occasione ci hanno chiesto via mail di accompagnarli in un paio di visite guidate. Quel viaggio ha risvegliato in loro l’interesse per Istanbul, tanto che da quel momento sono tornati quasi tutti gli anni a trovarci.
E’ stato bello incontrarsi a cadenze regolari e raccontarci di noi, loro ci hanno visto crescere e noi abbiamo visto sbocciare soprattutto in Anna Rita una profonda passione, per la città in primo luogo ed in particolare per un’opera del grande scrittore turco Orhan Pamuk: il Museo dell’Innocenza. Da quando è stato inaugurato il vero e proprio Museo a Çukurcuma, Anna Rita ci ha descritto i suoi continui pellegrinaggi, le sue visite al museo avevano ed hanno quasi un carattere sacrale. Ha saputo navigare all’interno di un’ossessione trasformandola in energia creativa.
Qualche anno fa ci ha confidato quasi sotto voce che aveva cominciato a scrivere un libro, oggi quel libro edito da il canneto editore è fra le nostre mani e lo consigliamo vivamente a tutti, non solo agli amanti di Istanbul ma anche e forse soprattutto a chi Istanbul ancora non la conosce. E’ un romanzo vero, che trasuda amore. E’ un onore per noi figurare fra i ringraziamenti finali e addirittura fare la comparsa all’interno del libro come personaggi.
Abbiamo approfittato del nostro incontro per fare un’intervista ad Anna Rita, per parlare in maniera più approfondita del suo romanzo:
Intervista ad Anna Rita Severini
Questo è il tuo primo romanzo. Perché Istanbul e perché il Museo dell’Innocenza?
Per molti anni ho scritto testi legati al mio lavoro nel Museo delle Genti d’Abruzzo a Pescara. Si è trattato di studi sulla cultura materiale agro-pastorale, soprattutto abruzzese, e sulla catalogazione e valorizzazione delle raccolte etnografiche negli allestimenti di musei. BIR ZAMANLAR è dunque la mia prima pubblicazione di carattere non scientifico, ma creativo.
L’esperienza consolidata a contatto con oggetti di vita quotidiana del passato e con il loro contenuto di saperi tecnici e storie di vita ha costituito un presupposto determinante, ma forse non avrei mai pensato di cimentarmi in una simile impresa se non fossi tornata a Istanbul nel 2010 e soprattutto se non mi fossi appassionata all’originale progetto letterario-museale del premio Nobel Orhan Pamuk.
Il Museo dell’Innocenza. Un romanzo da leggere come un museo, un museo in cui muoversi come in un romanzo. E tutti e due concepiti in parallelo, fatti crescere in perfetta simbiosi per più di dieci anni tra la fine del Novecento e il primo decennio di questo nuovo secolo. Come potevo resistere a una simile tentazione? La curiosità iniziale ha lentamente ceduto il passo a un interesse sempre più puntuale e infine a una vera passione.
Ed è stato così che hai pensato di scrivere una storia tua ispirata a questi temi?
Inizialmente mi sono lasciata conquistare dal romanzo, letto nel 2010, e insieme dalla riscoperta di Istanbul che proprio quell’anno era Capitale Europea della Cultura. La città, che avevo visitato la prima volta nel 1988 con mio marito Filippo (lui vi si era già fermato nel 1973 e nel 1975 durante due viaggi via terra verso l’India), mi si è presentata tanto diversa, per molti aspetti migliorata e più accogliente.
Da allora ho desiderato essere lì tutte le volte che ho potuto, sia per poter finalmente “toccare con mano” il museo di Pamuk, aperto nel 2012 a quattro anni dalla pubblicazione del romanzo, sia per ritrovare ad ogni ritorno luoghi e atmosfere della città che potevo riconoscere e scoprirne altri del tutto nuovi. E sin dall’inaugurazione, non ho mai mancato di addentrarmi fra le vie sinuose di Çukurcuma, fra case dai bovindi affacciati in fila sulla strada e negozi di antiquari e rigattieri, per giungere davanti al portoncino rosso del mio amato museo. È stato grazie a queste frequentazioni cariche di curiosità e affetto crescente che ha iniziato a prendere forma in me l’idea di scrivere qualcosa di mio.
Quindi, hai visitato Istanbul molte volte in questi anni. Quali sono le tue impressioni sulla città? Sono cambiate nel tempo e se sì, in che senso?
Certo, il primo approccio è stato quello tipico del turista italiano che approda in una grande realtà urbana con una storia nobile e il fascino indubbio della tradizione ottomana. Un po’ di folklore e tanti aspetti “esotici”. Poi, in oltre dieci anni di soggiorni, ho affinato il mio sguardo. Le prime risorse su cui ho potuto contare in questo percorso sono state la lettura di “Costantinopoli” di Edmondo De Amicis e “Istanbul” di Orhan Pamuk, autobiografia intrecciata a intense personali visioni della città, e poi gli itinerari a piedi guidati da voi giovani di Scoprire Istanbul lungo quartieri allora poco battuti dal turismo di massa come Fatih, Balat, Fener, e Üsküdar e Kadiköy.
Da lì in avanti ho cominciato a guardarmi intorno, uscendo dal seducente involucro dei monumenti identitari (Santa Sofia, la Moschea Blu, la Torre e il ponte di Galata, ecc.) per girovagare in altre zone lungo le coste del Corno d’Oro, del Mar di Marmara e del Bosforo, nei quartieri oltre Piazza Taksim e fra questa e Galata, sulla sponda asiatica, nei grandi parchi e dovunque ho potuto.
Le impressioni iniziali si sono modificate e arricchite, facendo i conti con situazioni contrastanti di bellezza e abbandono, di conservazione e dinamismo, di complessità ed essenzialità. Insomma, parliamo di una metropoli impossibile, credo, da indagare fino in fondo nella sua natura multiforme, soprattutto per chi non può avventurarsi nelle sconfinate periferie.
Naturalmente, a tutto questo si aggiungono i rapidi mutamenti degli ultimi dieci-quindici anni in tanti quartieri: nuove costruzioni, abbattimenti, modifiche strutturali importanti che richiedono attenzione e invitano a riflettere anche chi è ospite in transito. Le mie impressioni sono cambiate anche perché è la città a essere cambiata. Tutto sommato, Istanbul mi ha lentamente conquistato proprio con il suo essere sempre sé stessa e sempre differente.
Nel romanzo Istanbul è molto presente, alcuni quartieri in particolare. Come hai immaginato questa presenza e come l’hai costruita?
Il mio stare a Istanbul, come accennavo, è stato determinante per la graduale costruzione del romanzo. Nei giorni di permanenza ho stilato diari di viaggio e ho scattato moltissime foto. Questo mi ha aiutato a recuperare nella memoria, a distanza di anni, alcune situazioni che volevo inserire nella storia e che altrimenti mi sarebbero sfuggite. La presenza della città, di certi suoi spazi, delle persone che la popolano, nel mio testo è frutto delle emozioni suscitate in me dai passaggi lungo le strade, nei musei, nei bazar, negli antichi han, nelle moschee, sui battelli.
Luoghi percorsi in stagioni e orari diversi, sotto il sole o coperti di neve, mi hanno consegnato immagini di Istanbul difficili da lasciar scorrere senza riceverne sempre qualcosa. Tutto questo si è mescolato alle letture dei romanzi di Pamuk e di altri autori turchi e, infine, alle suggestioni avute dalle vicende dei protagonisti de “Il Museo dell’Innocenza” che mi hanno inesorabilmente legato a certi quartieri: Çukurcuma, Nişantaşı, Fatih.
E come vivono la città i tuoi personaggi?
In qualche modo, sono loro il mio occhio sulla città. È stato intrigante raccontare la mia Istanbul attraverso le percezioni ed esperienze di ognuno. C’è chi è di casa, chi la scopre per la prima volta, chi la ritrova dopo anni. Ciò implica che lo sguardo sia parziale, ovviamente, e che lo sia anche dal punto di vista temporale.
La storia si svolge nelle sue fasi salienti in un arco di tempo limitato – dieci giorni dell’aprile 2011 – ma rimanda a fatti precedenti di qualche decennio e si sviluppa in tempi successivi fino al 2018.
Alcuni contesti vengono quindi vissuti dai personaggi come è stato per me fra il 2011 e il 2012, ma poi nella realtà si sono modificati spesso in modo radicale e repentino.
Allora ho voluto descriverli per lasciare di proposito una modesta traccia di ciò che era prima delle trasformazioni di questi ultimi anni. Penso ad esempio al mercato ittico di Karaköy, alle sue taverne e all’area attigua sulla riva del Corno d’Oro con i tavolini e le panchine; a Piazza Taksim senza la grande moschea di recente costruzione, alla salita di Çukurcuma priva di marciapiedi, alla panchina su Divan Yolu con la poesia di Orhan Veli Kanık.
Il rapporto col museo è un tema fondante. Come si è sviluppato?
Lo è senz’altro. In realtà l’affezione per il Museo dell’Innocenza è cresciuta di pari passo con quella per Istanbul. Ho letto il romanzo di Pamuk e il catalogo del museo più volte, ne ho studiato i dettagli. Ho trascorso due anni nell’attesa di entrare in un luogo fino ad allora misterioso che prometteva ai lettori di accedere alla versione tangibile di una storia inventata, insomma di potersi immergere nella mirabile commistione di realtà e finzione creata dallo scrittore.
Poi il primo ingresso nel dicembre del 2012, le visite successive pressoché annuali fino al gennaio del 2020, le donazioni di oggetti e foto legati ai contenuti museali, i colloqui con i direttori, gli appunti presi ad ogni passaggio, il tempo trascorso in quello spazio a cogliere stati d’animo sempre nuovi, le letture, la partecipazione a convegni sul tema, i confronti con studiosi e artisti interessati al museo. Ora, a quasi dieci anni dall’inizio di questa avventura, posso dire di aver accumulato un po’ alla volta un bagaglio di nozioni e di sentimenti che non permetteva distrazioni. Infatti, la prima idea di comporre una storia nuova nel museo e per il museo risale più o meno al 2013, dopo la redazione di un breve racconto nel 2012.
Il Museo è al centro della storia. O meglio ne è il centro.
Sì. Se c’è qualcosa che mi è stato chiaro sin dall’inizio, questo è il desiderio di far incontrare fra le sue mura nuovi personaggi, di intrecciare lì le loro esistenze, per coincidenza o per fatalità, e permettere che tali incontri richiamassero dal passato frammenti di vita in grado di cambiare i loro destini.
E volevo che tutto accadesse in pochi giorni, quando il museo non era ancora aperto al pubblico, dunque in una dimensione intima, nascosta al mondo, quasi sospesa fra i progetti, le aspirazioni e i sogni di chi ci stava lavorando. Ho immaginato gli spazi in allestimento, i depositi, gli oggetti ancora da esporre, come non potevo vederli dietro le porte e finestre rimaste chiuse fino al 27 aprile 2012.
Gli oggetti del romanzo di Pamuk sono legati fra loro da una storia d’amore. Di questa finzione letteraria portano con sé il ricordo di attimi felici o dolorosi, ma raccontano qualcosa anche della vita reale di chi ha abitato la città. Dunque, mi sono detta che poteva accogliere ancora altre storie, quelle dei miei personaggi – chi residente a Istanbul e chi arrivato dall’Italia – coinvolti in una dinamica inaspettata e sorprendente in un luogo che a vario titolo aveva suscitato in loro interesse e passione.
Puoi darci qualche cenno sulla trama?
Nell’aprile del 2011 due donne italiane si incontrano casualmente nel Museo dell’Innocenza e fanno amicizia. Denise è una giovane antropologa museale che dovrà occuparsi a titolo volontario della schedatura di alcuni pezzi da esporre. Irene, più matura, è giunta in città dopo aver letto il romanzo dello scrittore turco, spinta dal desiderio di entrare nel museo e di conoscerne l’autore. Tutte e due vengono a contatto con Deniz, collezionista e poeta che collabora con Pamuk ai lavori conclusivi di allestimento. Gli incontri, le conversazioni, i giri in città ci fanno partecipi del loro diverso approccio all’opera di Pamuk ancora in gestazione, delle loro emozioni, ma ci danno notizie anche sul loro passato e su altre persone che ne fanno parte, in particolare Pietro e Hayat, due giovani innamoratisi nella città turca alla fine degli anni Sessanta.
Maia, italiana vissuta a Istanbul sin dall’infanzia e cara amica di Hayat, dopo il pensionamento dal suo lavoro di bibliotecaria presso il Liceo Italiano, si troverà coinvolta, suo malgrado, nella ricostruzione di fatti che appartengono a quel passato, farà scoperte importanti in una sorta di indagine del tutto imprevista e alla fine capirà di avere fra le mani una bella storia da raccontare.
È una storia che parla di amore per i musei in cui si narrano vite, di amore filiale e fraterno, di amore per una città speciale come Istanbul e di amore fra donne e uomini che a Istanbul un giorno si sono incontrati.
Come vedi il tuo romanzo in rapporto alla realtà del museo ormai funzionante da anni? Pensi che possa arricchire i suoi contenuti?
Qualche anno fa il direttore in carica mi fece notare che il mio sarebbe stato il primo romanzo dedicato al Museo dell’Innocenza, portando alle stelle le mie ambizioni. Allora non immaginavo che il manoscritto sarebbe stato pubblicato, ma sapevo benissimo che l’opera di Pamuk aveva già attirato l’interesse di vari specialisti e artisti. Erano stati organizzati sul tema convegni, mostre e presentazioni, era stato girato un film con il regista inglese Grant Gee (“Innocence of memories” nel 2015, anche in versione italiana), erano nati progetti artistici dedicati (“Words and stars” nel 2017 con l’italiana Grazia Toderi). Ma nessuno aveva scritto un romanzo. Mi sono sentita incoraggiata.
Tuttavia, le altre iniziative erano sempre state realizzate in collaborazione con lo scrittore. Io, invece, mi stavo introducendo nella sua opera per farne il set di una storia nuova a sua insaputa, e questo mi intimoriva un po’. Ma sono andata avanti, per circa dieci anni, e ho raggiunto il mio obiettivo.
Mi rendo conto che sin dall’inizio, già con le prime donazioni, ho seguito un’istintiva aspirazione ad essere presente nella storia del museo, a distinguermi dagli altri ospiti e forse un giorno diventarne parte attiva. Credo che BIR ZAMANLAR e il lungo impegno che mi ha richiesto siano un passo in tale direzione. Già diversi lettori dicono che il mio testo ha suscitato in loro il desiderio di visitare Istanbul e di conoscere il Museo dell’Innocenza. Ne sono felice.
Spero che un giorno si possa editare il libro in turco o in inglese. E chissà che non ne possa nascere un vero progetto in grado di arricchire i contenuti del museo. In fondo, la scrittura e l’arte di Pamuk hanno finora mostrato una straordinaria capacità di generare idee e opere nuove.
Del resto, Pamuk ha già mostrato una sua attenzione verso il tuo romanzo.
In effetti, pur non potendo leggere il testo, eccetto la sinossi tradotta in inglese, e non avendo avuto con me contatti diretti se non in occasione di qualche evento italiano in suo onore, lo scrittore ha saputo delle mie frequenti visite al museo, delle donazioni e infine anche della pubblicazione di BIR ZAMANLAR. Credo abbia apprezzato una così tenace devozione nei confronti della sua creatura. La frase donata a Il Canneto Editore e a me per la quarta di copertina ci ha davvero onorato:
“Anna Rita Severini ha inseguito lo sviluppo del Museo dell’Innocenza con la stessa passione con cui Kemal ha inseguito Füsun”.
Il libro è stato già presentato a: Pescara, Libreria Primo Moroni, 12 febbraio 2022 Milano, Book Pride 2022, 5 marzo 2022 Pescara, Museo delle Genti d’Abruzzo, 18 marzo 2022 Genova, Foyer del Teatro Nazionale, 5 aprile 2022 Francavilla al Mare, Palazzo Sirena, 13 maggio 2022 Rovereto, Libreria Arcadia, 17 maggio 2022
*L’autrice è stata fino al 2017 Responsabile del Servizio Attività Culturali e Turistiche del Comune di Pescara. Le sue esperienze di studio e di lavoro più significative, avviatesi fra il 1981 e il 2000 nel Museo delle Genti d’Abruzzo, riguardano il settore dell’antropologia museale e della cultura materiale tradizionale. Ha un’approfondita conoscenza diretta del Museo dell’Innocenza, realizzato a Istanbul da Orhan Pamuk. Figura tra i donatori e nella guest list del museo, con cui ha contatti regolari e che ha studiato sin dall’inaugurazione nel 2012.
Sono passati ormai quasi due anni dall’inizio della pandemia, molte persone ci scrivono e ci chiedono se siamo ancora attivi. Per la verità vorremmo essere molto più attivi di ciò che in realtà siamo, se non fosse che dopo due anni è ancora ufficialmente vietato per gli italiani recarsi in Turchia per motivi turistici.
Prima di portare alla vostra attenzione le nostre opinioni sul tema, è doverosa una premessa.
Il Covid ha colpito duramente l’Italia soprattutto nelle prime fasi. Io sono originario della zona di Codogno che come tutti sanno è stato il centro della zona rossa iniziale, quindi noi più di chiunque altro sappiamo bene cosa ha significato la pandemia in termini di sofferenze, paure, incertezze, sacrifici. Una comunità colpita duramente da un lockdown duraturo, tutti i nostri familiari che hanno affrontato la malattia con sintomi ma senza cure e non sapendo neanche di essere positivi poiché all’inizio un tampone era un miraggio, le ambulanze che sfrecciavano in maniera ininterrotta e decine di morti nel giro di pochi giorni in un paesino di soli 4mila abitanti.
Tutto questo per dire che di sicuro noi non dimentichiamo e non saremo certo noi a minimizzare la gravità della pandemia ancora in corso, non saremo noi a negare l’importanza delle misure che sono state prese dalle nostre autorità per garantire il bene comune in questo periodo difficile.
Detto ciò, ci permettiamo sommessamente dopo due anni di dire la nostra, e di muovere anche qualche critica laddove scorgiamo delle incongruenze riguardo a scelte che sempre più spesso ci sembrano guidate da ragioni politiche più che da motivi scientifici.
Perchè è vietato andare in Turchia
Forse non tutti sanno che i viaggi all’estero sono ancora regolati da ordinanze ministeriali emanate con cadenza mensile o bimestrale e che all’interno di queste circolari si trovano delle liste di Paesi, dalla lettera A alla lettera E. Tutti i Paesi del mondo sono quindi catalogati e divisi in base a liste che dovrebbero a livello teorico indicare il grado di rischio per ogni Paese e che dovrebbero essere aggiornate con cura. Il sistema, se adottato bene, sarebbe difficilmente criticabile.
Quasi tutti i Paesi che si trovano al di fuori della comunità europea, a parte alcune eccezioni, si trovano in lista E ormai da due anni, ciò significa che un italiano non può recarsi partendo dall’Italia per motivi turistici né in Turchia, né in Thailandia, né in Messico, né in Marocco o a Cuba, solo per citare alcune fra le destinazioni più gettonate. In questi Paesi si può andare solo per motivi familiari, di salute o di lavoro, e comunque si è costretti al ritorno ad effettuare 10 giorni di quarantena (anche se vaccinati) oltre ad un tampone prima del rientro.
Un italiano può però tranquillamente andare a Londra, a Parigi o a Berlino, capitali europee che in questo ultimo periodo stanno vedendo un aumento esponenziale di casi positivi, oppure può andare in Bulgaria e Romania in cui il tasso di vaccinazione è fermo in maniera preoccupante al 30-40%. Può addirittura andare in Colombia e in Ruanda, fra i pochi Paesi in lista D senza alcun apparente motivo. Ma non può andare in Turchia, nonostante i contagi siano in linea o addirittura inferiori alla media europea ed i vaccini abbiano raggiunto un buon 80% della popolazione.
Scelte politiche o scientifiche
Senza polemica vorremmo davvero capire qual è la ratio dietro queste limitazioni. Se si ritiene che i viaggi siano una causa importante di diffusione del virus, allora bisognerebbe limitarli tutti senza eccezioni, d’altra parte il virus circola in maniera forte anche in Italia, ma il turismo all’interno del Paese è permesso ed anzi incentivato.
Il dubbio che ci viene è che forse proprio per incentivare il turismo interno vengano vietate alcune destinazioni molto amate dagli italiani, il settore alberghiero italiano ringrazia ed infatti si festeggia un record storico nell’estate 2021 con un +20% rispetto al 2019 pre-Covid.
Così facendo però si è messo in ginocchio il settore dei viaggi organizzati, con migliaia di agenzie di viaggio in grave difficoltà e costrette a chiudere i battenti, le testimonianze e i dati raccolti dalla Federazione Turismo Organizzato sono allarmanti, il settore italiano in 2 anni ha perso 20 miliardi di euro, su circa 13mila imprese del settore il 50% ha già chiuso o dovrà chiudere e circa 40mila persone perderanno il lavoro.
Un problema solo italiano
Ripetiamo che la nostra non vuole essere una critica fine a se stessa e men che meno un invito a trasgredire le regole, d’altra parte l’Italia ha dimostrato di essere uno dei Paesi più virtuosi nella lotta al Covid. Ma è proprio facendo un confronto con altri Paesi virtuosi, come ad esempio la Spagna ed il Portogallo, che ci rendiamo conto di come le limitazioni italiane non facciano la differenza. Infatti l’Italia è l’unico Paese europeo che vieta i viaggi per turismo verso la maggior parte dei Paesi extra-europei. Uno spagnolo può andare tranquillamente in vacanza in Turchia o in Marocco e questo non ha peggiorato la situazione dei contagi spagnola.
A seguito della nuova variante Omicron e dell’elevato numero di casi che si registrano in Italia in questi giorni, le autorità italiane hanno deciso che non è più necessario effettuare la quarantena per i contatti di persone positive. Un allentamento dei controlli e delle limitazioni che fa intendere un percorso di progressiva ed inevitabile convivenza con il virus e che ci auguriamo possa portare ad una rimozione dei divieti anche per quanto riguarda i viaggi. Altrimenti come detto sarebbe sempre più desolante constatare che le decisioni vengano prese su base politica e non su base scientifica. D’altra parte risulta difficile pensare che sia più “pericoloso” un viaggiatore vaccinato con 3 dosi che fa un tampone prima di partire e un altro prima di rientrare in Italia, rispetto ad un contatto stretto di un positivo che non deve fare più né tampone né quarantena.
Aspettiamo e speriamo
Per aggiornamenti più precisi e per dettagli più tecnici riguardo alla questione Covid ed i viaggi in Turchia vi rimandiamo a questo nostro articolo, come detto non possiamo e non vogliamo invitare a trasgredire alle regole, anche se dai tanti commenti al nostro articolo si evince che in realtà molte persone viaggiano lo stesso. Il divieto all’atto pratico è un semplice deterrente e funziona come tale.
Noi nel frattempo attendiamo fiduciosi l’ennesima circolare ministeriale il 31 gennaio, convinti che limitare la libertà di viaggiare all’infinito non sia la soluzione. Se ci leggete per la prima volta o se siete fra le migliaia di turisti che in questi 10 anni abbiamo portato a spasso per Istanbul, se ci conoscete già e ci stimate, vi chiediamo di aiutarci a diffondere questo articolo.
Se desiderate conoscere Istanbul per la prima volta o non vedete l’ora di tornarci, dateci una mano, altrimenti corriamo il rischio di non vederci mai più.
Se siete arrivati sul nostro sito cercando informazioni sul Covid in Turchia, non fermatevi solo alla lettura di questo articolo, siamo la guida online su Istanbul e Cappadocia più visitata da 10 anni a questa parte, potete sfruttare tutte le informazioni che abbiamo condiviso e contattarci per qualsiasi necessità.
Il Covid-19 in Turchia e la crisi del turismo
Anche la Turchia è stata ovviamente toccata dal Covid-19. Il settore del turismo è quello che in una situazione di questo tipo ne risente di più, i tempi della ripresa saranno molto più dilatati rispetto ad altri settori. Noi qui in Turchia siamo abituati ai periodi di crisi, nel 2016 e 2017 abbiamo avuto ben due anni di arresto quasi totale del flusso turistico a causa dei vari attentati e delle turbolenze politiche che avevano toccato il Paese, quindi siamo piuttosto abituati a far fronte a situazioni come queste. Possiamo dire di avere dei buoni anticorpi per rimanere in tema.
Le crisi prima o poi passano, bisogna solo avere pazienza, nel 2019 infatti dopo alcuni anni difficili abbiamo battuto tutti i record di presenze. Il turismo quindi ricomincerà, anche se non subito. Nel frattempo per chi non riesce a frenare la voglia di viaggiare è giusto informarsi bene, per capire quando e soprattutto come si potrà ricominciare a farlo.
*ATTENZIONE* IMPORTANTI AGGIORNAMENTI GIUGNO 2022:
Ingresso in Turchia dall’Italia
FINALMENTE A PARTIRE DAL GIORNO 1 MARZO 2022, dopo 2 anni difficilissimi in cui praticamente il turismo dall’Italia alla Turchia si è azzerato, considerando che la Turchia era stata inserita nella lista E, fra i Paesi in cui era vietato recarsi per motivi di turismo, la situazione è tornata alla normalità.
A seguito dell’ordinanza de 22 febbraio è stato deciso che le famose liste di Paesi vengono eliminate, ed è ristabilita la libera circolazione per qualsiasi motivo verso qualsiasi Paese del mondo.
Questo significa che è possibile recarsi in Turchia per turismo senza alcuna limitazione.
Abbiamo aggiornato questo articolo decine di volte negli ultimi due anni, rincorrendo sempre le nuove ordinanze a volte incomprensibili e contraddittorie, fra cui quella cervellotica dei corridoi turistici che per fortuna è rimasta in vigore meno di un mese.
Adesso si è liberi di viaggiare, questa è la cosa che conta, e speriamo che sia l’ultima volta che aggiorniamo questo articolo.
Per entrare in Turchia dal giorno 1 giugno 2022 non è necessario niente, nè vaccino nè tampone nè alcun tipo di certificato.
Non c’è più nessuna restrizione o misura restrittiva nè per i mezzi pubblici nè per entrare in locali, musei o ristoranti. L’uso delle mascherine rimane obbligatorio solo sui mezzi pubblici.
Considerato il fatto che qualsiasispostamento, in questo periodo, può comportare un rischio di carattere sanitario, o comunque un rischio connesso all’emergenza sanitaria causata da Covid-19, su raccomandazione sia del governo turco che del governo italiano è estremamente consigliato stipulare un’assicurazione sanitaria prima del viaggio per ogni evenienza che copra anche i rischi connessi a COVID-19. Maggiori informazioni sulle assicurazioni consigliate le potete trovare su questo nostro articolo.
Ingresso in Italia dalla Turchia
A partire dall’1 giugno 2022anche per rientrare in Italia decadono tutte le limitazioni, quindi si può rientrare in Italia liberamente senza nessun tampone o green pass.
Se per qualche motivo qualcuno avesse bisogno comunque di effettuare un tampone, può essere svolto in qualsiasi clinica privata della città (ce ne sono centinaia), molto spesso anche gli hotel sono convenzionati con delle cliniche e quindi possono dare una mano offrendo il servizio, oppure si può fare direttamente all’aeroporto chiaramente arrivando con il giusto anticipo, sia presso l’aeroporto di Istanbul che presso l’aeroporto di Sabiha Gökçen sono aperti i Covid Center 24 ore su 24, i risultati sono pronti in circa un’ora e mezza. Il prezzo in aeroporto è di 250 lire (circa 20 euro), a volte in qualche clinica si trovano anche sulle 150/200 lire, alcune cliniche se ne approfittano e chiedono addirittura 800 lire, state attenti e non fatevi imbrogliare.
Dal giorno 1 maggio 2022 non è più obbligatorio compilare il passenger locator form.
Speriamo che finalmente si possa tornare a viaggiare in serenità.
Istanbul è una delle destinazioni turistiche più importanti del mondo, grazie alla sua storia millenaria ed alle bellezze naturali della città. Ultimamente però, sommate al classico turismo culturale, troviamo delle ondate di turismo non tradizionali legate a settori diversi. Il primo settore, in grande espansione, è quello del turismo medico. La seconda ondata di turismo che si è sviluppata negli ultimi anni è quella legata alle produzioni televisive locali.
Le serie turche stanno andando fortissimo in tutto il mondo già da una decina di anni, tanto che il turismo dai Paesi arabi ha avuto un boom a partire da 7-8 anni a questa parte, mentre negli ultimi 5 anni è stato il turno dei turisti latinoamericani. Può sembrare quasi assurdo che il Sudamerica, la patria storica delle telenovelas, abbia potuto subire il fascino delle produzioni turche, ma è successo davvero. Tanto da essere diventato un vero e proprio fenomeno di massa, con ascolti altissimi e record di share in Paesi come Argentina, Colombia, Perù e Messico.
L’industria televisiva turca produce a ritmi frenetici, la Turchia è diventata il secondo produttore mondiale di serie televisive, dietro solo agli Stati Uniti, ed ha saputo valorizzare i suoi prodotti adattandosi alle richieste del mercato.
Perchè hanno successo le serie turche
Cosa c’è di speciale in queste soap opera che hanno avuto e continuano ad avere un successo planetario?
In realtà alcune caratteristiche di base sono sempre presenti e non si distanziano molto dalle telenovele classiche: una storia d’amore, attori molto belli (con l’aggiunta in questo caso del fascino esotico), e differenze di classe (il classico tema del ricco che si innamora del povero).
Ma ci sono anche tante differenze che ne aumentano il fascino: sono più innocenti (il sesso è assente) esasperando quindi il lato romantico; sono molto varie, non ci sono solo serie drammatiche, anzi in molte serie si enfatizzano i toni leggeri e da commedia; il contrasto fra tradizione e modernità, tipico della cultura turca, esercita curiosità ed empatia.
La differenza fondamentale risiede comunque negli spazi utilizzati. Le soap opera tradizionali peccano di un uso eccessivo dei set, mentre quelle turche propongono scenari reali come sfondo, facendo della Turchia stessa, ed in particolare di Istanbul, un altro protagonista all’interno della trama. Quest’ultimo punto, unito ad un sapiente uso della fotografia, porta realismo e profondità all’interno delle storie, ed esercita una forte attrazione nei fan di queste produzioni data l’estrema bellezza degli scenari.
Le serie turche in Italia
L’Italia arriva sulle serie turche un po’ in ritardo rispetto ad altri Paesi, ma il boom sta iniziando e di sicuro non si fermerà facilmente. Certo tutto dipende dalle scelte dei network televisivi italiani, dato che si tratta sempre di prodotti che vanno acquistati.
Per dare un’idea della vastità del settore, bisogna spiegare che molte serie che hanno avuto un successo enorme al di fuori della Turchia, in realtà in patria sono poco conosciute, questo perché spesso vengono acquistate all’estero le produzioni che hanno un prezzo più basso. Questo fu il caso ad esempio di “Kiraz Mevsimi“ (Cherry Season), la prima serie turca trasmessa in Italia un paio di anni fa, che pure ebbe un ottimo successo, ma che di fatto era totalmente sconosciuta in Turchia.
Nel 2019 Canale 5 ha deciso di trasmettere la serie “Dolunay“ (Bitter Sweet: ingredienti d’amore), anche questa praticamente sconosciuta in Turchia, tanto che è stata sospesa dopo la prima stagione. Nonostante questo, il successo di pubblico in Italia è stato clamoroso, soprattutto grazie alla bellezza del protagonista Can Yaman.
E’ facile quindi immaginare che prossimamente vederemo sugli schermi italiani anche la nuova serie che vede protagonista Can Yaman insieme alla bella Demet Özdemir, ovvero “Erkenci Kuş” che ha avuto ottimi risultati di ascolto nell’ultimo anno anche in Turchia.
Le serie turche come detto sono centinaia, e quelle trasmesse in Italia non sono sicuramente fra le migliori, quindi potete immaginare la qualità delle altre. Qui di seguito troverete una piccola rassegna delle serie che hanno avuto grande successo sia in Turchia che all’estero, in particolare in America Latina, e che si spera verranno trasmesse in futuro anche in Italia. Come detto è solo un piccolo elenco, la lista sarebbe infinita!
Binbir Gece (Le mille e una notte)
2006/2009 – 90 episodi – conclusa
Bellissimo adattamento moderno di un classico della letteratura. Racconta la storia di Onur (Halit Ergenç), un milionario diffidente che paga la sua splendida impiegata Sherezade (Bergüzar Korel) in cambio di rapporti sessuali con lei. Quello che non sa è che lo fa per ottenere i soldi di cui ha bisogno per far operare suo figlio Kaan (Efe Çinar), malato di leucemia. Quando Onur scopre la vera storia di Sherezade, cerca di conquistarla e diventa il suo protettore, innamorandosi perdutamente.
La bella casa in cui Onur e Sherezade vivono insieme non è altro che lo Yalı di Ahmet Afif Pasha, una magnifica dimora situata nel quartiere Yeniköy, nella parte europea del Bosforo.
Aşk-ı Memnu (Amore proibito)
2008/2010 – 79 episodi – conclusa
Chi non ha sofferto vedendo la povera Bihter (Beren Saat) dibattersi tra l’odio nei confronti di sua madre Fatma (Nebahat Çehre), l’amore proibito che prova per il bel giovane Behlül (Kıvanç Tatlıtuğ) e la lealtà che sente di dovere a suo marito milionario Adnan?
Questa serie ha infranto tutti i record di pubblico in America Latina e in Turchia, il parlamento turco ha addirittura fermato le sue funzioni per non far perdere la puntata finale ai parlamentari!
La dimora in cui si sviluppa principalmente la trama si trova nel distretto di Sarıyer, nella parte europea di Istanbul.
Ezel (Eternità)
2009/2011 – 71 episodi – conclusa
Anche questa è stata una delle prime serie turche ad avere successo a livello internazionale. Racconta la storia di Ömer Uçar (Kenan İmirzalıoğlu) che al ritorno dal servizio militare viene tradito dalla fidanzata Eyşan (Cansu Dere). Ömer finisce in prigione accusato di rapina e omicidio e finge la sua morte per poter fuggire e tornare trasformato in Ezel, un giocatore di poker disposto a vendicarsi. È in pratica un adattamento del Conte di Montecristo di Dumas.
La casa di Ezel si trova nel vecchio quartiere di Tarlabaşı ed è diventata quasi meta di pellegrinaggi.
Fatmagül’ün Suçu Ne? (Qual è la colpa di Fatmagül?)
2010/2012 – 80 episodi – conclusa
La terribile storia di Fatmagül (Beren Saat) ci ha affascinato per il coraggio della giovane donna di fronte ai pregiudizi della società. Fidanzata con un pescatore di nome Mustafa (Fırat Çelik), subisce una violenza di gruppo per mano di Selim, Vural ed Erdoğan, tre giovani ricchi che sono in vacanza nella città di Izmir, alla quale assiste come testimone Kerim (Engin Akyürek).
Quando la storia diventa nota, Mustafa la rifiuta e la maltratta, a causa della situazione sociale e della vergogna causata, ed è costretta a sposare Kerim. Sebbene Fatmagül inizialmente disprezzi il giovane, lui le confessa di non aver partecipato alla violenza e gradualmente conquista il suo cuore, fino a quando un giorno per dimostrare il suo amore decide di arrendersi alla giustizia e accusare i veri colpevoli.
Fatmagül e Kerim si spostano a Istanbul, sul lato asiatico, nel quartiere di Beykoz. È un luogo paradisiaco pieno di storia, scelto dall’alta società ottomana durante il diciannovesimo secolo come luogo di svago.
Kuzey Güney (Due fratelli e un amore)
2011/2013 – 80 episodi – conclusa
L’adattamento turco di Rich Man Poor Man ci racconta la storia di Kuzey e Güney, due fratelli completamente diversi, il cui unico punto in comune è l’amore che entrambi provano per la bella Cemre (Öykü Karayel). Dopo un terribile incidente stradale in cui un uomo muore, Kuzey si auto accusa pur di salvare Güney dalla prigione, pur sapendo che ha già una relazione con Cemre. Quando esce di prigione, quattro anni dopo, cerca di riprendersi la vita, affrontando tutte le difficoltà del caso ed il ricordo di Cemre che lo tormenta.
E’ stata una delle prime serie turche ad avere successo in tutto il mondo, girata fra il 2011 ed il 2013, la star è il famoso attore Kıvanç Tatlıtuğ, considerato uno fra gli attori più belli in assoluto.
Questo dramma è stato interamente girato nel quartiere di Üsküdar, sul lato asiatico, proprio all’ombra del Ponte sul Bosforo.
Muhteşem Yüzyıl (Il secolo magnifico)
2011/2014 – 139 episodi – conclusa
Questo bellissimo romanzo d’epoca racconta la storia dell’ascesa al potere di Solimano il Magnifico (Halit Ergenç), il sultano più influente nella storia dell’Impero Ottomano e il suo rapporto con la sua preferita, Hürrem (Meryem Uzerli), la sultana più importante della storia.
Questo è stato il progetto più costoso della televisione turca, una produzione di altissima qualità che ha avuto successo in tutto il mondo.
La maggior parte della serie ha come sfondo il Palazzo Topkapı, che fu il centro amministrativo dell’Impero turco dal 1465 al 1853 e si trova tra il Corno d’oro e il Mar di Marmara, offrendo una vista privilegiata sul Bosforo. Naturalmente questo palazzo può essere visitato in tutte le sue sezioni, compreso l’harem, in modo da potersi immergere completamente nelle atmosfere della serie.
Medcezir (Marea)
2013/2015 – 77 episodi – conclusa
La storia del coraggioso e combattente Yaman (Çağatay Ulusoy), incarcerato per un crimine che suo fratello ha commesso, si svolge nel distretto di Tuzla, situato nella parte anatolica della città e all’Università di Istanbul Kemerburgaz. E’ un adattamento della popolare serie americana The OC.
Kara Para Aşk (Amore e denaro nero)
2014/2015 – 164 episodi – conclusa
Serie drammatica di grandissimo successo, vincitrice di molti premi. Il destino dei due protagonisti Ömer (Engin Akyürek) poliziotto idealista ed Elif (Tuba Büyüküstün) designer di successo, si incrocia a seguito di un doppio omicidio, in cui perdono la vita la fidanzata di lui ed il padre di lei. Da quel momento la coppia agirà unita per cercare di scoprire i misteri che stanno dietro alla tragica scomparsa dei propri cari.
La stupenda villa sul Bosforo dimora della coppia si trova a Bebek e nel corso degli anni è diventata meta di pellegrinaggio fra i fan di tutto il mondo.
Paramparça (In mille pezzi)
2014/2017 – 97 episodi – conclusa
In questa drammatica storia, il destino fa nascere due bambine di diverse classi sociali, Gülseren (Nurgül Yesilçay) una ragazza bella ma povera che vive in un umile quartiere di Istanbul e Dilara (Ebru Özkan) proveniente da una famiglia molto ricca, nello stesso ospedale. La somiglianza dei loro cognomi provoca confusione e porta un’infermiera a scambiare le due neonate. Quando anni dopo la verità viene alla luce, sorgono ovviamente problemi tra le famiglie.
Questa tragica e bella storia ha come sfondo il Bosforo, da Tarabya fino a Bebek. La splendida dimora della serie non è altro che lo Yalı Edip Efendi, un gioiello architettonico situato nel quartiere di Kandilli, sul lato asiatico del Bosforo e che gode di una vista privilegiata sullo stretto.
Kara Sevda (Amore nero)
2015/2017 – 74 episodi – conclusa
Probabilmente la soap opera turca di maggior successo in tutto il mondo, ogni nuovo episodio trasmesso in Tv diventava trend su twitter a livello mondiale. Racconta la storia di Kemal (Burak Özçivit), un giovane studente della classe media, innamorato di Nihan (Neslihan Atagül), figlia di una famiglia benestante. Insieme superano gli ostacoli derivanti dalle differenze di classe fino a quando Kemal deve trasferirsi a Zonguldak per lavoro. La famiglia di Nihan costringe la giovane donna a sposare Emir, innamorato di lei fin dall’infanzia, ma non ricambiato.
Nihan vive nello splendido e lussuoso quartiere costiero di Yeniköy, assolutamente da vedere se sei un fan della serie. Il quartiere si trova sulla costa europea dello stretto del Bosforo, tra i quartieri Istinye e Tarabya.
Emir vive invece nel più modesto ma non meno affascinante quartiere di Kuzguncuk, situato sul lato asiatico del Bosforo. La particolarità di questo quartiere è che si trova in una valle che si apre sul Bosforo, isolata dalla parte principale della città. È un posto bellissimo, circondato da riserve naturali e pieno di storia.
Kiralık Aşk (Amore in affitto)
2015/2017 – 69 episodi – conclusa
Ömer (Barış Arduç), l’unico erede di una famiglia molto benestante, dovrà per forza sposarsi altrimenti non riceverà l’ingente eredità del nonno. Sua zia si attiva quindi per trovare una ragazza di cui farlo innamorare. Entra così in scena Defne (Elçin Sangu), che riceverà una bella somma se riuscirà a farsi sposare da Ömer ed avrà poi tempo massimo 6 mesi per lasciarlo. Ma i due si innamorano davvero…
La casa di Defne si trova nel quartiere di Sarıyer mentre quella di Ömer si trova a Levent. Una parte della serie è stata anche girata in Italia, precisamente a Roma.
Cesur ve Güzel (Bello e coraggioso)
2016/2017 – 32 episodi – conclusa
Senza dubbio, Cesur (ancora Kıvanç Tatlıtuğ) ha messo alla prova i cuori di tutti i fan dibattendosi tra il suo amore per Sühan (Tuba Büyüküstün) e il suo desiderio di vendetta. Dopo aver salvato la giovane dalla sua malvagia e invidiosa cognata Cahide, Cesur riesce ad accedere alla famiglia Korludağ, anche se ciò che dovrebbe essere un successo per il suo percorso di vendetta si trasforma in indecisione dati i sentimenti che prova per la bellissima Sühan.
La serie non è stata girata a Istanbul, la proprietà della famiglia Korludağ si trova a Polonezköy, un piccolo paesino nella provincia di Istanbul, a circa 40 minuti di auto.
Masum (Innocente)
2017 – 8 episodi – conclusa
Una produzione di altissima qualità, sul livello delle serie internazionali più famose. Un thriller a tutti gli effetti con livelli di tensione altissimi ed interpretazioni eccezionali da parte di Haluk Bilginer e Ali Atay.
Fi
2017/2018 – 22 episodi – conclusa
Un’altra produzione di altissima qualità, molto diversa dalle serie tradizionali. Storia basata su una trilogia di romanzi della scrittrice Azra Kohen, best seller in Turchia e ora tradotti anche in Italia.
Il filo conduttore è la psicologia, ogni personaggio è caratterizzato in maniera perfetta e non ci sono mai figure completamente positive, perché secondo l’autrice tutti abbiamo alla fin fine un qualche disturbo psicologico anche se lieve. Storie d’amore intrecciate su varie vicende personali, i toni da commedia iniziali virano sul thriller appassionante verso la fine. Spiccano le interpretazioni di Ozan Güven e della bellissimaSerenay Sarıkaya. La serie è disponibile anche su Netflix.
Siyah Beyaz Aşk (amore in bianco e nero)
2017/2018 – 32 episodi – conclusa
Conosciuta dalle fan col nome di SBA, è una serie drammatica e appassionante. Il protagonista Ferhat è un sicario ed è interpretato dall’amatissimo İbrahim Çelikkol, il destino di Ferhat si incrocia con quello di Aslı (Birce Akalay), una dottoressa che viene costretta ad operare un uomo che lo stesso Ferhat aveva sparato.
Quando Aslı diventa testimone dei crimini compiuti dalla famiglia di Ferhat ha solo due alternative: morire o sposarsi con Ferhat…
La casa di Ferhat si trova all’interno delle Trump Tower a Şişli.
Erkenci kuş (Uccello mattiniero) – Daydreamer – Le ali del sogno
2018/2019 – 51 episodi – conclusa
Senza dubbio la serie del momento. L’appassionante storia di Sanem (Demet Özdemir) e dei due bei fratelli, Can (Can Yaman) ed Emre (Birand Tunca), i proprietari della rivista in cui la giovane donna lavora è molto romantica. La prima e unica stagione è durata ben 51 puntate ed è andata in onda in Turchia da giugno 2018 fino ad agosto 2019.
Come al solito non c’è solo la storia sullo schermo, poiché le voci sulla possibile relazione tra il bellissimo Can Yaman e la stupenda Demet Özdemir, fanno impazzire tutti i fan. Mentre i protagonisti negano categoricamente tutto ciò, il loro atteggiamento ambiguo fa sorgere dubbi.
La serie è stata girata in gran parte negli studi cinematografici di Beykoz Kundura e nella zona di Tuzla, una cittadina all’estrema periferia orientale di Istanbul. Tutte le scene esterne più belle comunque hanno come sfondo le zone più belle di Istanbul e non sarà difficile riconoscere i luoghi passeggiando per il centro o lungo il Bosforo.
La serie viene trasmessa in Italia da Canale 5 a partire dal 10 giugno 2020, con il titolo “Daydreamer – Le ali del sogno“.
Muhafız (Il protettore)
2018/2020 – 32 episodi – conclusa
Prima produzione Netflix turca in assoluto. Non è una soap opera ma la storia è molto appassionante. Hakan (Çağatay Ulusoy) è un giovane che vedrà cambiare radicalmente la sua vita dopo aver scoperto di avere la missione di proteggere Istanbul dalle forze dell’oscurità.
È una serie action e fantasy girata interamente a Istanbul, quindi la città è di fatto la vera protagonista, è facile riconoscere i diversi scenari fra cui Santa Sofia, il Gran Bazar e la Moschea di Solimano.
Sevgili Geçmis (Come sorelle)
2019 – 8 episodi – conclusa
In prima serata su Canale 5 a partire dall’8 luglio, una miniserie in 8 puntate ambientata ad Izmir. Prodotta dagli stessi autori di Bitter sweet e Cherry season e per questo probabilmente arrivata in Italia.
Serie drammatica in cui 3 giovani donne si ritrovano al matrimonio di una di loro e scoprono di essere sorelle a loro insaputa.
Kuzgun
2019 – 21 episodi – conclusa
Una serie molto recente che vede ancora protagonista Barış Arduç, attore molto amato.
L’ambientazione è piuttosto differente dal solito dato che si tratta di ambienti malavitosi. Il protagonista Kuzgun diventa il bodyguard di Dila (Burcu Biricik), figlia di un boss che in passato aveva tradito il padre di Kuzgun. Dila non si ricorda inizialmente che Kuzgun era stato il suo primo amore e che le aveva spezzato il cuore scomparendo nel nulla 20 anni prima. L’amore rinasce ma forte è anche il desiderio di vendetta di Kuzgun.
Le prime puntate della serie hanno uno scenario differente dal solito, dato che sono state girate nella stupenda Cappadocia, fra Ürgüp e Avanos. Tornati ad Istanbul la storia si svolge prevalentemente fra Beyoğlu e Beşiktaş.
Doğduğun Ev Kaderindir (La casa in cui sei nato è il tuo destino) – La casa fatidica
2019/2020 – 2 stagioni – Non ancora conclusa
La nuova serie che vede come protagonista la bellissima Demet Özdemir, amatissima dopo il successo di Erkenci Kus.
Conosciuta fra le fan con il nome di DEK, è una serie drammatica, ispirata dal romanzo Camdakı Kız (la ragazza allo specchio) della scrittrice e psichiatra Gülseren Budayıcıoğlu e basata su una storia vera, che mette in luce la poliedricità dell’attrice turca, accompagnata dal tenebroso İbrahim Çelikkol, sicuramente l’attore più amato a livello internazionale insieme a Can Yaman.
La serie è ambientata in due differenti realtà, quella povera e molto pittoresca dei quartieri di Fener e Balat, quella lussuosa delle ville sul Bosforo di Beykoz.
La serie può essere vista sul rispettivo canale ufficiale di Youtube, alcune puntate sono sottotitolate in spagnolo.
Hercai (Orgoglio)
2019/2020 – 3 stagioni – Non ancora conclusa
Una serie drammatica molto particolare, soprattutto per via della sua pittoresca ambientazione nell’estremo sud-est della Turchia, nelle città di Midyat e Mardin.
Ad oggi più di 100 paesi hanno acquistato i diritti di trasmissione della serie e pare che per l’Italia li abbia acquistati TV8, anche se per il momento non è stata comunicata nessuna data di trasmissione.
La storia ripercorre saghe familiari in cui si incrociano amori e vendette. I protagonisti Miran e Reyyan sono interpretati da Akın Akınözü e da Ebru Şahin.
Bay Yanlış (Signor sbagliato)
2020 – 14 episodi – conclusa
La nuovissima ed attesissima serie con protagonista Can Yaman purtroppo non ha avuto il successo che ci si poteva aspettare. La prima puntata è andata in onda in Turchia il 26 giugno 2020 e la produzione della serie è stata interrotta a settembre dopo sole 14 puntate a causa degli scarsi indici di ascolto.
In questa serie si rivede anche Özge Gürel, già famosa in Italia dopo il successo di Cherry Season.
Sen çal kapımı (Bussa alla mia porta)
2020 – 1 stagione – Non ancora conclusa
Commedia leggera cominciata nel luglio 2020 ed ancora in produzione.
La bella e giovane Eda (Hande Erçel) è una fioraia che ha il sogno di studiare all’estero, ma perde la borsa di studio per colpa del ricco ereditiero Serkan (Kerem Bürsin). Serkan propone a Eda di pagare i suoi studi all’estero se lei accetta di essere la sua ragazza per 2 mesi.
All’inizio le cose non sembrano andare bene ma poi cominciano a cambiare…
La serie è ambientata prevalentemente nella parte europea del Bosforo, la villa di Serkan si trova a Tarabya.
Dove si possono guardare le serie turche?
Aspettando che le tv italiane decidano di acquistare e quindi trasmettere nuove serie nei prossimi mesi, ci sono comunque altre possibilità per vedere le serie turche.
Netflix, visto il successo mondiale di queste serie, sta inserendo nei suoi cataloghi molte serie in vari Paesi, soprattutto dell’America latina. Probabilmente anche i cataloghi italiani verranno aggiornati, nel frattempo comunque come detto almeno un paio di titoli sono già presenti.
Su facebook si trovano tantissimi gruppi di fan di molte serie turche che caricano online le puntate con i sottotitoli in italiano, iscrivendovi a questi gruppi non sarà difficile trovare le serie che vorrete vedere, anche se finora solo alcune di queste sono state tradotte in italiano. Se ve la cavate con lo spagnolo sarà sicuramente più facile trovarne online molte di più, anche su Youtube.
Visitare Istanbul dopo aver visto una serie
Come detto, Istanbul è quasi sempre protagonista di moltissime serie turche, è una città bellissima ed emblematica, patrimonio dell’umanità, ricca di storia ma al tempo stesso molto moderna. Se sei un fan delle serie turche, probabilmente avrai sognato un viaggio da queste parti per rivivere l’atmosfera delle storie che ti hanno fatto sognare.
Niente di più facile, ogni anno sono 20 milioni i turisti che visitano Istanbul ed organizzare un viaggio in autonomia è semplicissimo. Basta acquistare un biglietto aereo, prenotare un hotel, ed il più è fatto. Una volta arrivati ad Istanbul ci siamo noi, siamo il punto di riferimento per gli italiani che visitano a Istanbul ormai da 10 anni, organizziamo visite guidate in tutte le zone della città, da quelle più centrali ai quartieri più alternativi, e possiamo definire itinerari speciali e personalizzati inserendo anche le location delle vostre serie preferite 🙂
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